Nel mezzo delle grandi crisi: ambientale, economica e sociale, non dobbiamo temere il cambiamento, ma l’immobilismo. Siamo una regione ricca di valori, di diversità, di comunità e territori che affondano le proprie radici in storie importanti. È tempo di sciogliere le contraddizioni del Novecento superandone i confini ormai sterili: la modernità si trova al di là di una competizione globale senza regole, che troppe volte non tiene conto dell’interconnessione tra salute, ambiente e lavoro, che non mette a bilancio le ingiustizie e le diseguaglianze in grado di compromettere la tenuta economica e sociale del sistema. Vogliamo una regione accogliente: per chi arriva per lavoro o per necessità e per chi ci vive e non vuole esser costretto a partire. Lo spopolamento non è un fenomeno naturale, ma conseguenza di scelte sbagliate. Il turismo è una risorsa eccezionale, ma non se predatorio e incompatibile con l’ambiente. La sicurezza è un valore quando nutre la cura delle persone e del territorio. Possiamo ancora immaginare il nostro futuro se sapremo cercarlo laddove è sempre stato: nella nostra stessa terra.